Le pagelle della stagione 2012/2013 di serie A secondo me (liberamente ispirato e totalmente dedicato al mitico Paolo Ziliani).

Voto 10 e lode a quel vecchietto trentasettenne, bandiera e capitano della Magica. Duecentoventisette volte Francesco Totti, il secondo miglior cannoniere della serie A di sempre, in attesa di raggiungere un certo Silvio Piola al primo posto della classifica. Il numero dieci per eccellenza, l’ottavo Re di Roma. Decisamente preferirei farmi un bicchiere con lui piuttosto che con la sua bella Ilary, così, per vedere che effetto fa stare accanto ad una LEGGENDA.

Voto 10 alla Juventus e a Conte. Progetto che si conferma solido, vincente e senza rivali in Italia; con un allenatore che, forse, ha sorpreso anche sé stesso, quando, due anni fa, ha adattato il proprio credo tattico agli uomini che aveva a disposizione. Intelligente e vincente.

Voto 9 a Montella. Catapultato, due anni e mezzo fa, sulla panchina della Roma a stagione in corso, ha ben figurato, ma non ci hanno creduto. Poi gran figura a Catania, prima della ciliegina di quest’anno a Firenze. Ha plasmato una squadra rinnovata nella quasi totalità dei suoi giocatori proponendo, a tratti, il calcio più bello della stagione e arrivando a ridosso della zona Champions senza avere attaccanti veri a disposizione. Alla faccia dei Cavani, dei Di Natale e dei Balotelli. Allenatore vero.

Voto 8 a Pulvirenti e al suo Catania. Un’isola felice su una penisola alla deriva e, per giunta, il tutto ambientato in Sicilia, dove costruire una realtà simile dovrebbe essere più difficile. Da non crederci.

Voto 7 al Napoli e al Mazzarri allenatore. Ennesima stagione azzeccata, ma tra gossip, fantamercato e troppa emotività nei momenti clou, si sono scordati di giocare in Europa e in coppa Italia, rimediando figuracce e senza riuscire, però, nemmeno a lottare per lo scudetto fino alla fine. Si può dare di più, cantava qualcuno (voto 104 a Cavani, come le reti che ha realizzato nel Napoli, il secondo miglior giocatore di sempre della squadra partenopea. Immenso).

Voto 6 al Milan. Un inizio di stagione da 4 e una seconda parte da 8. La media è 6 e l’andamento va di pari in passo con le quotazioni del suo presidente, il Cavaliere. Per entrambi il periodo buio sembra passato e ci verrebbe da cantare: “Goodbye Ruby Tuesday”.

Voto 5 alla Roma. Ad una più che buona campagna acquisti non è stata affiancata lucidità nella scelta della panchina, andando a prendere stregoni spagnoli e rivangando nel passato, non si sono accorti che il fenomeno ce l’avevano in casa, vedere al voto 9. Sembrano quasi due società distinte, una che sceglie i calciatori, l’altra gli allenatori. Dr. Jekyll e Mr. Hyde.

Voto 4 al Pescara. Ha smembrato totalmente la squadra che aveva conquistato la promozione lo scorso anno, senza però rimpiazzare in maniera dignitosa i partenti. Il risultato è stata una stagione confusa e rassegnata già alla seconda giornata. Erano undici anni, dalla stagione ’91/’92, che il Delfino non nuotava nelle acque limpide della serie A e avrebbe potuto tranquillamente aspettare ancora un po’ prima di tuffarsi nella massima divisione. Brutto e senz’anima.

Voto 3 alle creste e ai balletti dei calciatori dopo una segnatura. Imparate da Muller, taglio di capelli semplice e braccia alzate dopo il gol. Naturalezza, acqua e sapone. Le creste, TAGLIATEVELE.

Voto 2 al Mazzarri uomo. Grandissimo allenatore, gli auguro il meglio, avrei voluto dargli anche meno di due, ma confermo il due. Due, come quelle che mi ha triturato durante l’anno fino a ridurmele in tartare, tra continue lamentele, piagnistei, assenze ingiustificate davanti ai microfoni e continui “vado, no, forse resto”. Se non vuole i turni infrasettimanali, vada ad allenare la prima squadra di Bollate di Baranzate. Stucchevole.

Voto 1 a Zamparini. Uno, come il numero di allenatori che non è mai riuscito a tenere nell’arco di una stagione. Dispiace per la città e per il pubblico di Palermo, ma prima o poi la retrocessione doveva arrivare. Barzelletta d’Italia.

Voto 0 (e qui parla un tifoso indignato dal silenzio dell’opinione pubblica) allo Juventus Stadium. Perché la rovina d’Italia siamo noi, delinquenti. E che il Vesuvio ci bruci tutti. Però a Torino, ci hanno accolto agitando, come scimmie ammaestrate, sacchetti dell’immondizia anche nei settori centrali dello stadio, non solo in curva e sono pure riusciti a malmenare un tifoso in carrozzina. La curva partenopea, al San Paolo, ha risposto in maniera sottile ed elegante, qualità insospettabili, per una massa di terroni zotici e delinquenti ignoranti. Ha ricreato un Vesuvio color argento su sfondo azzurro e l’ha acceso sotto i loro occhi, con una scritta semplice in basso: “Terra mia”. D’altronde, basta rilevare che quando c’è Juve – Napoli, qualsiasi sia il risultato, una curva o l’altra finisce col cantare “O surdato ‘nnamurato”. Cultura, identità, a differenza dei top player, queste Marotta non gliele può comprare. Come direbbe il loro allenatore: AGGHIACCIANTI.

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